greenreport_itNucleare italiano, una pesante eredità economico-ambientale e senza deposito
Ascoltati i dirigenti Sogin Nucleare italiano, una pesante
eredità economico-ambientale e senza deposito Commissione
Ecomafie: "I ritardi nella realizzazione del Deposito nazionale e
nel recepimento della direttiva non sono senza conseguenze, ma anzi
comportano un aumento di tempi e di oneri" [17 Giugno 2020] Alla
fine il problema dei rifiuti, specialmente ma non certo solo quelli
speciali/pericolosi, è sempre lo stesso: non si sa dove
metterli. Succede per lamianto, succede per i rifiuti radioattivi.
E la conferma, ennesima, arriva dallaudizione dei vertici di Sogin
da parte della commissione Ecomafie. Al termine della quale il
Presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli ha detto
molto sinteticamente che: «Dallaudizione di oggi è
emersa lennesima conferma che il non decidere ha costi alti per la
collettività. I ritardi nella realizzazione del Deposito
nazionale e nel recepimento della direttiva Euratom 2013/59 non
sono senza conseguenze, ma anzi comportano un aumento di tempi e di
oneri. Proprio riguardo al recepimento della direttiva, ho cercato
di dare il mio contributo segnalando alle commissioni consultive le
criticità su cui porre attenzione. Invito tutte le
istituzioni a fare la propria parte con il massimo impegno,
perché anche il nostro Paese possa gestire i rifiuti
radioattivi in sicurezza e in efficienza». A spiegare lo
stato delle cose, i rappresentanti di Sogin Spa: il Presidente
Luigi Perri e lamministratore delegato Emanuele Fontani. Laudizione
ha riguardato la gestione dei rifiuti radioattivi per la quale
è in corso un aggiornamento del piano a vita intera che
dovrebbe terminare entro questo mese di giugno. È stato
inoltre riferito che è in corso anche la redazione di un
nuovo piano industriale che ha tra gli obiettivi un recupero di
efficienza. Sarà inoltre pubblicato presto il bando di gara
per il Cemex, il complesso di cementazione e stoccaggio dei rifiuti
liquidi dellEurex di Saluggia e saranno avviate importanti
bonifiche a carattere ambientale sui siti di Latina e di Bosco
Marengo. E poi in fase di realizzazione presso la centrale di Trino
limpianto per il trattamento dei fanghi e delle resine SiCoMor.
Più in generale, è utile ricordare che Sogin
rappresenta il soggetto cui è stata affidata
lattività di gestione e messa in sicurezza dei rifiuti
radioattivi in Italia, con costi individuati in 7,2 miliardi di
euro, anche se dal 2001 al 2018 il programma di smantellamento
è stato realizzato per circa un terzo delle attività
ma è già costato 3,8 miliardi di euro. Dati che
suggeriscono le non poche difficoltà cui sta andando
incontro loperazione. I rappresentanti di Sogin hanno inoltre
riferito che nel 2019 la società ha avviato lo sviluppo di
AIGOR (Applicativo informatico di gestione oggetti radioattivi),
che consente di estendere le procedure di gestione dei rifiuti
radioattivi a tutte le sorgenti e a tutti i materiali, anche
potenzialmente rilasciabili, già prodotti o che verranno
generati dalle future attività di decommissioning nucleare.
Con il decommissioning di otto siti nucleari, secondo quanto detto
dai vertici Sogin, si potrebbero riciclare oltre un milione di
tonnellate di materiali, pari circa all89% di quelli
complessivamente smantellati. Sul fronte dei rifiuti radioattivi al
momento stoccati allestero, si sa solo che al momento sono in corso
trattative con la Francia e il Regno Unito. Insomma,
leredità del nucleare è ancora molto pesante, anche
se dà lavoro a quasi mille dipendenti. Come già
accennato, al proposito i rappresentanti di Sogin hanno segnalato i
due temi più importanti per la chiusura del ciclo nucleare
italiano: la realizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti
radioattivi e il recepimento, non ancora avvenuto dopo sette anni,
della Direttiva 2013/59/EURATOM. Nessun progresso neanche per il
Deposito: un progetto da 1,5 miliardi di euro che dovrebbe essere
completato entro il 2025, ma di fatto non abbiamo ancora idea di
dove verrà realizzato. La Carta nazionale delle aree
potenzialmente idonee (Cnapi) a ospitare il deposito sono stati
individuati 100 possibili siti ormai dal gennaio 2015, ma da allora
è sempre rimasta chiusa in un cassetto. Tutto ciò sta
comportando un allungamento dei tempi e una conseguente crescita
dei costi. Rimangono ad esempio in attesa di autorizzazione il
decommissioning degli impianti (che in qualità di centrali
nucleari hanno chiuso i battenti negli anni Ottanta e sono in
smantellamento da allora) di Saluggia, Casaccia e Rotondella e la
disattivazione del Reattore Ispra-1, recentemente entrato nel
perimetro Sogin.