edizioniambiente.itServe un "Ministero per la transizione ecologica e solidale", come in Francia. Adesso | Edizioniambiente
Chi sta preparando il nuovo governo farebbe bene a dare alta
priorità alle due maggiori urgenze che ci minacciano e che
sono due facce della stessa medaglia: laccelerazione della crescita
delle disuguaglianze e la distruzione ambientale. Preoccupa che
questo tema perché, insisto, di un stesso tema si tratta non
sia neppure evocato tra i primi punti programmatici dei principali
partiti e soprattutto che sia assente dalle trattative per quello
che si autodefinisce "il governo del cambiamento". Il cambiamento
più urgente e improrogabile è, come scrive papa
Francesco nella Laudato si "una certa decrescita in alcune parti
del mondo, procurando risorse perché si possa crescere in
modo sano in altre parti". Infatti, "il ritmo di consumo, spreco e
alterazione dellambiente ha superato le possibilità del
pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo
insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi, come di
fatto sta avvenendo in diverse regioni.(Lattenuazione degli effetti
dellattuale squilibrio conclude Francesco dipende da ciò che
facciamo ora" (entrambe le citazioni sono tratte dal punto 193
dellenciclica). Ciò che facciamo ora, già. È
proprio ora, in questi giorni, che qui in Italia "il governo del
cambiamento" può dimostrare di essere allaltezza del suo
slogan fondativo. Come? Con un Ministero della transizione
ecologica e solidale come in Francia. Il presidente Macron ne ha
fatto uno dei due Ministeri più importanti, i due soli
diretti da un Ministre dÉtat (una sorta di vice primo
ministro). Laltro Ministre dÉtat è quello
dellInterno. Questo indica che, proprio in un Paese martoriato dal
terrorismo, lemergenza socioecologica (nazionale e mondiale)
è considerata altrettanto importante dellemergenza
securitaria. Sarebbe importante, perciò, se anche in Italia
si facesse dellassegnazione di questo nuovo ministero una
priorità nelle trattative di governo e se si arrivasse alla
nomina di un ministro con ampi poteri, scegliendo una persona di
alto profilo che abbia competenza e riconoscimento internazionali
sul tema della transizione ecologica e solidale. Oltralpe, Macron
è riuscito in quello che avevano tentato invano ben tre
altri presidenti: ha convinto a diventar ministro Nicola Hulot, il
più rispettato ecologista francese, quel monsieur
Environnement (il signor Ambiente) che in Francia più
incarna il legame tra ecologia e giustizia sociale. Forse Hulot
riuscirà a cambiare di poco il corso di cose che hanno
uninerzia enorme, eppure, egli ha già un grande merito: aver
abbinato alla parola 'ecologia' laggettivo 'solidale': Ministero
della transizione ecologica e solidale. La Presidenza e il Governo
francesi hanno così affermato al massimo livello
istituzionale il concetto che la ingiustizia sociale e la
degradazione ambientale sono due facce della stessa medaglia. Gli
uni (persone e nazioni) degradano lambiente perché sono
troppo poveri per potersene prendere cura. Gli altri (persone e
nazioni) degradano lambiente perché sono troppo ricchi per
ridurre i loro insostenibili consumi. È impensabile di
risolvere la questione socio-ambientale senza mettere mano a
entrambi questi eccessi. Studi scientifici, rapporti e libri (per
esempio 'Social-écologie', di Eloi Laurent) documentano e
affermano questo legame. Eppure, quasi nessun Governo ne sta
tenendo conto. Sarà capace di farlo il prossimo "governo del
cambiamento"? Secondo unipotesi formulata molto prima della crisi
ambientale e della globalizzazione, lhomo oeconomicus sarebbe mosso
più dal proprio interesse che dalla solidarietà per
gli altri. Anche per lhomo oeconomicus più incallito,
però, ridurre oggi gli eccessi non solo della povertà
ma anche della ricchezza è diventato necessario, se egli
vuole preservare il proprio benessere da crisi economiche,
ecologiche e politiche. Non solo il Papa, infatti, ma anche lOcse,
il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e le agenzie
dellOnu per il commercio, per lo sviluppo e per lambiente,
ammoniscono che la continua crescita delle disuguaglianze nelle
nazioni e nel mondo è una delle maggiori minacce per
lintegrità ecologica, il progresso socioeconomico, la
stabilità politica e la democrazia. Basti pensare ai
molteplici legami che ci sono tra il nostro consumo di combustibili
fossili (carbone, petrolio, gas), lo sconvolgimento del clima, le
siccità e le inondazioni, e le decine (forse presto
centinaia) di milioni di profughi climatici. Molti di costoro
approdano sulle nostre coste. Ma non basteranno cannoniere, muri e
filo spinato per risolvere il problema. Dobbiamo noi stessi
smettere di essere il problema, come scrive Francesco: "Il dramma
di una politica focalizzata sui risultati immediati, sostenuta
anche da popolazioni consumiste, rende necessario produrre crescita
a breve termine.(Rispondendo a interessi elettorali, i governi non
si azzardano a irritare la popolazione con misure che possano
intaccare il livello di consumo o mettere a rischio investimenti
esteri" (Ls 178.). Ma dobbiamo convincerci che rallentare un
determinato ritmo di produzione e di consumo può dare luogo
a unaltra modalità di progresso e di sviluppo» (Ls
191). In Italia, sulla carta, cè unoccasione utile. I due
partiti che preparano 'il governo del cambiamento' saranno
allaltezza? Uno, il M5s, ha radici ecologiche ventennali e ha
voluto fondarsi proprio il 4 ottobre, giorno di san Francesco
dAssisi, perché si dice 'francescano'. Laltro, la Lega,
è il più votato partito al mondo tra quelli che hanno
il 'verde' come simbolo. Che cosa aspettano? Pubblicato su
"Avvenire", 15 maggio 2018