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Lincontro tra il settore del food e i principi delleconomia
circolare era inevitabile. Da un lato, cè infatti un sistema
industriale che impatta in maniera massiccia sui sistemi naturali e
sociali. Dallaltro, un modo di pensare e operare che recupera
saperi antichi e che può contribuire a rendere più
sostenibile quello stesso sistema. Circular Economy for Food,
scritto da Franco Fassio e Nadia Tecco, è il primo libro che
analizza da un punto di vista teorico questo incontro, presentando
una serie di casi studio di aziende che hanno inserito nei loro
processi produttivi i concetti della circular economy. I primi
quattro capitoli del libro sono dedicati alla ricostruzione del
passaggio dalleconomia lineare a quella circolare, con unattenzione
specifica al settore food. Potreste indicare i momenti e le
caratteristiche fondamentali di questo percorso? E come si proietta
questa conversione sullo sfondo dei Planetary Boundaries e dei
SDGs?(;;;;;;; Partiamo dai limiti e dalle contraddizioni del
modello di economia lineare che, nel sistema di produzione e
consumo alimentare, si stanno trasformando giorno dopo giorno in
una vera e propria emergenza planetaria, con impatti negativi sullo
stato di salute dei sistemi naturali e sociali. Progressivamente ci
muoviamo verso la circolarità, ricostruendo quelli che sono
i suoi fondamentali. Riscopriamo così che il cerchio ci
appartiene e ci caratterizza come essere viventi e che la
prospettiva del cibo rappresenta un punto di partenza
imprescindibile per entrare nel vivo di quei principi (quali
linterdipendenza, lautoregolazione, la ciclicità, la
simbiosi) che hanno ispirato la proposta della circolarità
come nuovo paradigma di sviluppo. Un modello che si muove dalla
consapevolezza del senso del nostro limite e di quelli planetari,
rendendo evidente quanto sia rischioso per lintero sistema
oltrepassarne le soglie. Basti pensare alle conseguenze negative
dovute al cambiamento climatico, alla perdita di
agro-biodiversità, allalterazione del ciclo dellazoto e del
fosforo, al cambiamento dellutilizzo del suolo. Un modello, che
cogliendo la sfida e al contempo le potenzialità del cibo e
delle sue valenze culturali e di fatto, può tuttavia trovare
nel sistema alimentare, se opportunatamente orientato, un prezioso
alleato per aspirare al raggiungimento di molti, se non alla
totalità, degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
Nel libro presentate 40 case study dedicati a 37 aziende che hanno
deciso di abbracciare i principi della circolarità nei loro
processi produttivi. Ci sono elementi comuni tra le varie
realtà?(;;;;;;; Due sono i principali elementi che si
ritrovano nelle diverse esperienze di circolarità presentate
nel libro. Innanzitutto, il tentativo di eliminare ciò che
erroneamente viene considerato rifiuto o di scarso valore nella
filiera alimentare per trasformarlo in una nuova risorsa per un
altro ciclo produttivo o di consumo, sempre connesso al cibo o ad
altri comparti (farmaceutico, tessile, edile, energetico, cartiero,
cosmesi, arredamento, biotecnologico). È tuttavia anche
interessante osservare come alcune aziende abbiano iniziato a
riprogettare i flussi di materia ed energia, inserendo nei propri
processi risorse, che oltre a essere funzionali al
prodotto/servizio commercializzato, possano essere utilizzate
più volte e/o da più persone, o ancora essere
re-immesse in circolo più facilmente. Si parla in questo
caso della scelta di utilizzare risorse circolari in quanto
riutilizzabili infinitamente come il vetro e lacciaio per il
packaging, di privilegiare risorse materiali ed energetiche
rinnovabili, di mantenere la purezza della risorsa nei diversi
passaggi della catena del valore optando per la
mono-materialità e lassenza di contaminazioni o adottando
nuove tecnologie per favorire le operazioni di disassemblaggio e
recupero, di agevolare la diffusione di pratiche di condivisione. E
quali sono, se ce ne sono, i risultati concreti che sono stati
ottenuti in termini di riduzione dei rifiuti, efficientamento dei
processi, rapporto con i clienti?(;;;;;;; I risultati ci sono e li
possiamo individuare su più fronti. È possibile
osservare in maniera evidente come ladozione dei principi della
circolarità si concretizzi, nelle singole esperienze, in una
riduzione del quantitativo di materia prima vergine utilizzata nei
processi produttivi e del relativo costo in termini di estrazione.
A valle, sottoprodotti e materie prime secondarie hanno saputo
trovare una nuova destinazione duso, mantenendo lidentità di
risorse, conservando o addirittura acquisendo un nuovo valore
ambientale ed economico in e per più cicli. Questo si
traduce a sua volta in unottimizzazione dellefficienza dei processi
produttivi e nella riduzione del loro impatto in termini di
risparmio nei consumi energetici, nei quantitativi di emissioni
inquinanti prodotte, nel miglioramento della qualità dei
servizi eco-sistemici. In alcuni casi poi, emergono con forza, e si
integrano ai precedenti, risultati anche sul piano sociale. Sono
nate nuove relazioni di simbiosi industriale, le ricadute delle
azioni favoriscono nuove opportunità di sviluppo locale,
cresce il senso di responsabilità condivisa. Si osserva
inoltre unevoluzione del concetto di qualità di prodotto,
che si estende nel tempo e si allarga allintera catena produttiva,
contribuendo alla ridefinizione del rapporto tra consumatore e
produttore, versi un nuovo paradigma per la costruzione di
relazioni ambientali, economiche e sociali maggiormente integrate.
La civiltà contadina puntava anche ad azzerare la
quantità di rifiuti prodotti, in un sistema ciclico che si
inseriva nei tempi della natura e si basava sulle
peculiarità del contesto. In questo, sembra molto simile
alla moderna visione delleconomia circolare. È in effetti
così? E la moderna economia circolare può in qualche
modo trarre ispirazione da quell'antica saggezza?(;;;;;;; La
saggezza in chiave rigenerativa rappresenta il punto di
continuità tra le regole delleconomia domestica della
civiltà contadina e i principi di gestione dellambiente, la
nostra casa allargata ai tempi delleconomia circolare. Non dobbiamo
però dimenticare come per ricombinare un avanzo nel pasto
del giorno dopo, nel trovare una nuova funzione a un attrezzo
dismesso o come per trasformare uno scarto in una risorsa per un
nuovo ciclo produttivo, oltre alla saggezza, la civiltà
contadina sia stata capace di dosare ingredienti quali
creatività, impegno collettivo, condivisione del saper fare,
rispetto dei ritmi naturali, conoscenza dei contesti produttivi.
Elementi che se uniti a una sapiente concezione di scarsità,
adattandola in chiave attuale, consentiranno di elaborare quelle
nuove progettualità necessarie a ritardare e a limitare
limmissione di rifiuti nellambiente.