edizioniambiente.itSuolo grigio cemento | Edizioniambiente
Frutto di un convegno organizzato a Roma da Fondazione Lelio e
Lisli Basso e da Fondazione Responsabilità Etica, Grandi
opere contro democrazia analizza da diverse angolazioni il tema del
consumo di suolo per opera di una strategia predatoria che ci sta
letteralmente togliendo la terra da sotto i piedi. Abbiamo chiesto
a Roberto Cuda, curatore del volume, di fare il punto su una
questione che viene spesso drammaticamente sottostimata. Cominciamo
dal titolo, grandi opere vs democrazia: davvero le grandi opere in
Europa e nel mondo sono in conflitto con la democrazia?(In gran
parte è così, a meno che non seguano percorsi
pubblici e trasparenti lungo tutto il processo decisionale, cosa
che accade raramente. Il risultato è la creazione di
meccanismi poco trasparenti e luoghi informali dove si prendono le
vere decisioni, presieduti da costruttori, banche ed esponenti
politici. Tutto al riparo da un reale controllo democratico.
Decisori che operano in regime di monopolio, rendite colossali,
scarsa trasparenza dei processi decisionali ed elevata
discrezionalità dei processi di selezione, anche per via di
condizioni di (spesso presunta) emergenza, indebolimento dei
meccanismi sanzionatori e di controllo: secondo la letteratura
scientifica, sono questi i fattori che segnalano elevati rischi di
corruzione. Nelle grandi opere italiane sembrano esserci tutti.
È così?(Sì. Aggiungerei tre elementi. Il primo
riguarda i conflitti di interesse. In Italia ci sono banche che
fanno i concessionari (e li finanziano), concessionari che fanno i
costruttori e politici che stanno nei consigli di amministrazione
dei concessionari. Il caso di BreBeMi è esemplare. Il
secondo è il modo opaco con il quale viene finanziata la
politica. I due terzi dei finanziamenti privati della politica
provengono dal mondo delle costruzioni, ma le erogazioni non sono
affatto trasparenti, senza contare i numerosi casi di corruzione
vera e propria. Infine non si fanno valutazioni costi-benefici
indipendenti, trasparenti e comparative, che sono fondamentali per
valutare lutilità e limpatto complessivo di unopera, anche
sul piano ambientale. A che punto è il nuovo corso del
ministro Delrio? Ci sono stati scarti rispetto alla linea delineata
con la famigerata Legge Obiettivo del 2001, e ribadita negli anni
dai vari decreti Salva Italia, Cresci Italia, Sviluppo, Sviluppo 2,
Del Fare, Destinazione Italia e Sblocca Italia?(Aspettiamo di
vedere la versione definitiva del Codice Appalti, con tutta la
normativa attuativa. E soprattutto aspettiamo il nuovo Documento
pluriennale di programmazione, atteso a breve, che dovrebbe
integrare tutti gli interventi infrastrutturali: li si
capirà molto di più del cosiddetto nuovo corso.
Sicuramente cè stata una svolta nella politica
infrastrutturale del paese, se non altro si è deciso di fare
programmazione, un aspetto che mancava da troppo tempo con i
risultati che vediamo. Detto questo, siamo piuttosto lontani da
quelle opere utili, snelle e condivise di cui parla il ministro.
Come spieghiamo nel libro con dati e numeri, sono state eliminate
opere assurde come la Orte-Mestre ma ne restano in piedi altre come
la Campogalliano-Sassuolo, la Pedemontana Lombarda, lAlta
velocità Milano-Genova e altre. Il problema è che
molte opere rientrano nella vecchia legislazione (la legge
Obiettivo) e parliamo di circa 150 miliardi, ovvero quelle che
hanno avuto un iter presso il Cipe e tra le quali potrebbe pescare
il nuovo Documento. È un problema, perché si tratta
di infrastrutture passate in assenza di programmazione e di
valutazioni indipendenti. Hai dedicato Anatomia di una grande opera
alla BreBeMi. Il libro è stato pubblicato nel 2015: a
distanza di quasi 3 anni, a che punto sta lAutostrada
Brescia-Bergamo-Milano? A oggi il traffico è ancora
inferiore alla metà delle previsioni più prudenti,
quelle del Piano finanziario 2014, nonostante il proliferare di
sconti e agevolazioni di tutti i tipi. In tre anni ha accumulato
perdite per 153 milioni e, a detta della stessa azienda, non si
arriverà al pareggio prima del 2019. Solo gli oneri sul
debito di 1,8 miliardi si aggirano sui 90 milioni allanno. Senza il
contributo pubblico di 320 milioni il piano finanziario
dellinfrastruttura difficilmente starebbe in piedi. Si parla spesso
di decommissioning degli impianti nucleari. Si parla invece poco
del dopo-Grandi Opere: cosa rimane di una Grande Opera? Ci sono
casi virtuosi?(Dipende da quale punto di vista. Ci sono certamente
opere che si sono dimostrate utili e finanziariamente sostenibili.
Poi bisognerebbe vedere se, considerando il bilancio ambientale
complessivo e le possibili alternative, si arriverebbe a una
valutazione ugualmente positiva. Per questo è decisivo fare
analisi costi-benefici complete, trasparenti e indipendenti. Nel
caso delle nuove autostrade avremo in gran parte nastri dasfalto
poco utili, che sigilleranno per sempre terreni fertili e che
rischiano di pesare sulle spalle dei contribuenti per decenni. Ma
anche sullAlta velocità non cè molto da stare
allegri, soprattutto su alcune tratte, come la Milano-Torino-Lione,
che pesano ancora di più sulla collettività.